In questo periodaccio di ospedali, ospedali da campo, ospedali chiusi, ospedali da costruire, insomma, ogni tanto mi viene in mente la Svizzera, che nel mio immaginario è la patria delle cliniche dove ci si cura meglio, e chissà se è vero, ma comunque mi dà l’occasione per raccontare un’altra storiella.
L’edificio più antico nella storia della medicina svizzera è un lebbrosario che, insieme ad un ospedale e ad un ricovero per i poveri, venne costruito da un monaco di origine alemanna, di nome Otmar, che fu nominato nel 719 primo abate dell’abbazia di San Gallo, dalle parti del lago di Costanza.
Era un monastero piuttosto ricco di terre, e alla originale regola diciamo così “irlandese”, fu costretto poi a seguire quella benedettina, senza che questo comportasse chissà quali conseguenze.
Il fatto è che in quel periodo non si stava troppo tranquilli, e tra gli alemanni e i franchi c’erano spesso dissidi, che nel caso dell’abbazia di San Gallo e del povero Otmar si manifestarono in una serie di cause per il possesso di terre, e più in là – grazie ad un monaco infedele – anche ad accuse piuttosto pesanti per l’abate, come quella di adulterio e di reati sessuali di vario genere.
Grazie alla falsa testimonianza, Otmar di San Gallo venne condannato a morire di fame nella pubblica piazza, ma la pena fu in seguito commutata in un esilio da scontarsi in una isoletta in mezzo al lago.
Otmar non sopravvisse molto a questa reclusione, e dopo pochi mesi morì. Trascorsi una decina d’anni, la salma venne riportata nell’abbazia e da lì iniziò la sua riabilitazione che un secolo dopo divenne una vera e propria canonizzazione, essendogli definitivamente riconosciute le sue opere nei confronti dei sofferenti.
La leggenda narra che durante la traslazione, mentre i monaci attraversavano il lago a bordo di una piccola imbarcazione, una tempesta mise a repentaglio la traversata, ma nonostante questo una fiaschetta che conteneva vino per dissetarsi giunse a destinazione non solo intatta, ma anche con una maggiore quantità di vino! Ecco perché Otmar viene spesso raffigurato con una fiaschetta, e tavolta, quando il pittore si fa un po’ prendere dall’entusiasmo, da una vera e propria botte di vino.
Oggi, 16 novembre, data della sua morte, la Chiesa ricorda Otmar di San Gallo, protettore di due categorie nelle quali – temo – almeno una volta nella vita ci siamo in entrambe ritrovati: gli ammalati e i calunniati.