Sbagliare si sbaglia tutti, figuriamoci, e in quei giorni di febbraio del 1441 capitò a quelli che dovevano delimitare la frontiera fra lo Stato della Chiesa e la Repubblica di Firenze, con il risultato che un pezzo di territorio – che avrebbe dovuto appartenere agli uni o agli altri – non venne segnato sulla mappa.
Insomma, non era di nessuno.
Gli abitanti, circa duecentocinquanta, grazie a quell’errore di tracciamento si trovarono ad essere indipendenti per davvero, e dato che c’erano ne approfittarono per mettere su un po’ di traffici, anche perché non dovevano pagare tributi dei alcun tipo, e quindi niente dazi né tasse. La coltivazione del tabacco, ad esempio, venne incrementata a dismisura.
Questo piccolo stato, lungo due km e largo cinquecento metri, prosperò per molti anni. Intanto non aveva né esercito né carceri, e questa era già una bella cosa. Poi non aveva un vero e proprio governo, si decideva un po’ tutti insieme, anziani e capi famiglia. Poi c’era anche una sorta di presidente, che era il curato, magari perché l’unico che sapesse leggere e scrivere. E pure la bandiera, bianca e nera divisa diagonalmente.
La vita della Repubblica di Cospaia fu lunga, fino a quando i suoi stessi abitanti decisero che ne avevano abbastanza anche di tutti quei contrabbandieri che nel frattempo avevano preso dimora lì, e divisero equamente il territorio, metà ai fiorentini, metà alla Chiesa, come forse avrebbero dovuto fare quattrocento anni prima.
Era proprio il 26 di giugno del 1826.
Oggi Cospaia è una frazione del Comune di San Giustino, in provincia di Perugia, ma secondo me si sentono ancora un po’ indipendenti.