Non si sapeva bene, quando sarebbero usciti, i quadri. Ma quell’anno sapevo che per me ci sarebbe stata una brutta sorpresa.
Non ero bravo a scuola, ma la dura battaglia per la promozione riuscivo sempre a vincerla, vuoi per una certa propensione alla generosità degli insegnanti, vuoi per qualche colpo teatrale che mettevo a segno durante le ultime interrogazioni, vuoi per motivi che ancora oggi mi risultano ignoti.
Ma da qualche settimana, la possibilità di essere rimandato in una o più materie alla fine della terza, sembrava sempre più una certezza, a tal punto che avevo cominciato a sondare la famiglia per sapere come l’avrebbero presa.
Non gliene importava nulla.
Rassicurato da questo disinteresse, la mattina in cui tramite rapide telefonate si era sparsa la voce della pubblicazione dei quadri, ero andato lesto al liceo per conoscere la mia sorte, ma anche per godere di uno spettacolo che ormai era diventato una sorta di tradizione.
Un amico infatti, che quasi sempre veniva rimandato, aveva preso l’abitudine di manifestare il suo disappunto mandando in frantumi il vetro della bacheca dove erano affissi i risultati, e fu così anche quell’anno.
Una specie di evento che annunciava l’inizio dell’estate, così come i fuochi d’artificio a Marina ne decretavano la fine.
A quell’atto di eroica ribellione – che veniva festeggiato da tutti noi con urla di approvazione – quell’anno partecipai un po’ mestamente, perché comunque con la coda dell’occhio avevo visto che nella riga che portava il mio nome era chiaramente indicato che ero stato rimandato.
La matematica è una delle cose più noiose che siano state inventate e, per quanto mi riguarda, anche tra le più incomprensibili. Mentre tornavo a casa camminando lungo quel marciapiede assolato, pensavo a quanto sarebbe stato bello essere rimandati nelle materie che ci piacciono e ci riescono meglio, anziché in quelle dove siamo scadenti e che non ci piacciono. Una stupidaggine.
Trascorsi l’estate con quelle cose orribili che si chiamano equazioni, disequazioni, parabole, funzioni e via discorrendo, che mia sorella, con infinita pazienza, cercava di spiegarmi. Mentre gli amici magari erano prima a fare il bagno nel fiume e poi a festeggiare un compleanno, io ero lì a risolvere problemi con i logaritmi e altre amenità e pensavo loro.
L’estate passò presto, l’esame di riparazione fu una bischerata, e l’anno fu salvo.
Sono trascorsi più di quarant’anni da allora, e anche quest’estate trascorro le giornate a studiare, ma oggi è più divertente. Mi devo preparare per un impegno importante e le materie che studio le amo. Gli amici magari continuano a fare il bagno nel fiume e a festeggiare un compleanno e io sono lì a ripassare la Guerra dei Trent’anni, e continuo a pensare a loro.
È proprio vero che la storia si ripete.