Era la vigilia di Pasqua del 1523.
Katharina, nascosta tra i barili di aringhe che il mercante Koppe trasportava con il proprio carro, fuggiva finalmente dal monastero della Sassonia in cui suo padre, alcuni anni prima, l’aveva rinchiusa.
Era rimasta orfana di madre in tenera età, ed egli aveva pensato che un monastero benedettino prima, ed uno cistercense dopo, sarebbero stati per lei la soluzione migliore. Lì Katharina aveva imparato a leggere, a scrivere, e a sedici anni aveva preso i voti.
Ma con il passare del tempo, la vita in monastero si era fatta via via meno interessante, mentre là fuori era tutto un fermento di novità, con il movimento riformatore che portava nuove idee rispetto ad una religione che pareva vecchia e immobile.
Katharina aveva preso carta e penna, e aveva scritto una lettera a quel signor Lutero che tanto faceva parlare di sé. Da quella corrispondenza segreta, era nata la spinta decisiva alla fuga dal monastero, e a tutto questo lei ripensava, mentre l’odore acre delle aringhe le pervadeva le narici.
Il futuro le avrebbe riservato una vita piena di emozioni.
Intelligente, colta, curiosa, inserita nel clima riformatore protestante di Wittemberg e per niente intimidita dalla sua condizione di monaca fuggita dal convento, Katharina ebbe relazioni amorose e poté anche rifiutare un matrimonio che le venne proposto, con un uomo che non amava.
Un giorno però, Martin Lutero, spinto dai propri amici, decise di abbandonare quel celibato di cui lui stesso non ravvisava più la necessità per monaci e preti, e chiese proprio a lei, di sposarlo.
Katharina acconsentì, e furono vent’anni di felicità per entrambi.
La coppia di sposi andò ad abitare proprio in un ex convento – enorme! – che divenne ben presto luogo di ritrovo di studenti ed ospiti illustri, un vero e proprio “pensatoio” della riforma protestante, che lei gestì con grande cura, non solo fornendo contributi all’idea protestante, ma dedicandosi anche ad attività commerciali e produttive, non ultima la fabbricazione di birra.
Dopo la morte del marito, avvenuta nel 1546, Katharina attraversò dei momenti difficili, complici la guerra e le epidemie, frequenti in quel tempo. Si spostò da una città all’altra, sempre in movimento, piena di idee e di risorse, e riuscì sempre a cavarsela.
Un giorno dell’autunno del 1552, mentre conduceva un carro, uno dei cavalli si imbizzarrì, e in questo incidente lei rimase ferita; dopo qualche settimana di agonia, morì.
Non viene ricordata molto spesso, Katharina Von Bora, ex monaca e moglie di Martin Lutero, ma poiché oggi 29 gennaio è la data della sua nascita (nel 1499), ne ho approfittato per farlo io.