La prima volta avevo solo sedici anni, la ricordo ancora benissimo, ricordo il piacere, ma anche l’imbarazzo e la vergogna; erano altri tempi, e pareva davvero strano. In ogni caso, da quel momento in poi, cominciai a vedere il mondo in un modo diverso.
L’ultima volta è stata ieri, l’imbarazzo e la vergogna sono passati, ormai sono un adulto, è rimasto il piacere, sebbene un po’ diverso. E’ una cosa che ti apre la mente, ti permette di vivere meglio, è come se ti desse una chiave di lettura delle cose, più incisiva e profonda.
Ogni volta che compro gli occhiali nuovi ringrazio il cielo per tutta la tecnica perfezionata secolo dopo secolo e che mi permette di simulare al meglio una visione normale, io miope, presbite, astigmatico, e pure daltonico, ma su quest’ultima bizzarria ci ho messo una pietra sopra e non la correggo.
Pare che il ritratto più antico che riproduca una persona con gli occhiali sia questo affresco in cui si vede Ugone di Provenza (il suo vero nome era Hughes de Saint-Cher), un cardinale vissuto nel XIII secolo, che si trova nel seminario vescovile di Treviso. Lui sicuramente faceva fatica a tenere gli occchiali sul naso, dato che ancora non avevano inventato le stanghette, che sembra la scoperta dell’acqua calda, ma nessuno ci aveva pensato, mentre i miei sono ben saldi in faccia.
E oltretutto sono lenti progressive, una meraviglia, che ti fanno vedere bene da vicino e da lontano. Ho preso anche delle lenti a contatto che più o meno risolvono gli stessi problemi allo stesso modo, e i prossimi giorni durante un’escursione le proverò, che magari riesco a vedere qualcosa lontano, e anche da vicino, e se c’ho voglia guardo anche con il binocolo e se metto la mascherina che si fotta l’appannamento.
Insomma, Ugone morì nel 1263 non lontano da qui, ad Orvieto, dove era per seguire le vicissitudini di papa Urbano IV che non se la passava molto bene, come era d’uso il quel tempo, dato che c’erano diverse persone che gli volevano fare la pelle. Questo papa, fu quello che praticamente inventò la solennità del Corpus Domini, che proprio ad Orvieto è spettacolare, e consiglio a tutti di vederla, magari muniti di un buon paio di occhiali come faccio io.