Tra i libri che più mi hanno affascinato da ragazzo, ricordo con grande piacere quello dedicato al racconto di un lungo viaggio in zattera che avvenne nell’immediato dopoguerra, dal Sud America alla Polinesia.
Il promotore di questa avventura, e autore del libro, si chiamava Thor Heyerdahl e faceva due mestieri che avrei voluto fare da grande: l’esploratore e lo scrittore. Va da sé che poi io non sono diventato né l’uno né l’altro, ma questo è un altro problema. Secondo quest’uomo, in un periodo molto precedente a quello di Cristoforo Colombo, era stato possibile che le popolazioni del Sud America avessero colonizzato la Polinesia, pur in possesso di mezzi di navigazioni piuttosto primitivi.
Per dimostrarlo, decise di costruirne uno simile a quelli che venivano utilizzati allora, con gli stessi materiali e tecnologie: una semplice zattera che venne chiamata Kon-Tiki. Dopo averla dotata di qualche apparecchio di sicurezza e attrezzatura in più (ad esempio una radio), l’imbarcazione venne messa in mare e Thor insieme a cinque compagni di viaggio intraprese l’avventura che lo avrebbe reso famoso per tutta la vita.
Era proprio oggi, il 28 aprile del 1947.
Dopo un viaggio di più di tre mesi, spinti soltanto dai venti, mangiando noci di cocco, patate, e alcune scatolette di Razione K fornite dall’esercito americano, questa strampalata imbarcazione giunse a destinazione, nelle isole Tuamotu. Fu un successo, che riempì di onori e gloria i viaggiatori, e che aggiunse un tassello importante alla storia della navigazione preistorica.
E un bel libro nelle mie letture di ragazzo.