Mio padre non voleva che io leggessi Diabolik, perché sosteneva che avere come eroe un delinquente mi avrebbe portato ad essere delinquente pure io. In realtà la cosa non mi comportava particolari problemi, perché io un eroe delinquente già ce l’avevo, ed era in carne ed ossa, anche se non si è mai saputo chi fosse!
Avevo sei anni nel 1971, leggevo i titoli dei giornali con molta curiosità, e le cronache del novembre di quell’anno riportarono la notizia di un dirottamento aereo che era avvenuto nei cieli degli Stati Uniti.
Una vicenda piuttosto bizzarra, il cui protagonista non fu mai scoperto. I giornalisti di allora lo chiamarono D. B. Cooper, dal nome di un personaggio dei fumetti degli anni Cinquanta. Questo tipo, descritto come “un uomo di età intorno ai quarantacinque anni, alto circa un metro e ottanta, che indossava un impermeabile nero leggero, mocassini, giacca e pantaloni scuri, una camicia bianca ben stirata, una cravatta nera e un fermacravatta di madreperla”, di modi gentili e direi anche belloccio, almeno considerato l’identikit che circolò allora, durante un volo da Portland a Seattle, avvisò una hostess che aveva una borsa piena di esplosivo e che aveva intenzione di dirottare l’aereo.
Erano altri tempi, ci si imbarcava senza particolari precauzioni, non c’era l’elettronica di oggi con gli scanner che praticamente ti fanno una tac – a te e ai bagagli – prima di salire su un velivolo, e quindi l’idea che D. B. Cooper avesse dell’esplosivo, fu abbastanza plausibile. E non era il caso di verificarlo.
L’aereo atterrò, fece scendere tutti i passeggeri, rimasero a bordo il dirottatore, i piloti e parte dell’equipaggio. Fu rifornito di carburante, e di soldi, tanti soldi, che lui aveva richiesto, e gli furono consegnati anche dei paracadute. L’aereo ripartì seguendo le istruzioni di questo misterioso personaggio, che indicò al pilota la rotta e gli accorgimenti tecnici che avrebbe dovuto seguire, come ad esempio il volare a bassa quota. Era notte.
Ad un certo punto, D. B. Cooper impose all’equipaggio di riunirsi dentro la cabina di pilotaggio, e rimase da solo nella parte dei passeggeri. Qualche tempo dopo, durante il volo, i piloti si accorsero che dietro era successo qualcosa, ma portarono a termine il volo ugualmente, atterrando nel Nevada, come il dirottatore aveva detto loro di fare. La polizia fece irruzione nell’aereo, ma non trovarono traccia di lui: si era buttato con il paracadute – e con i soldi – chissà dove.
Furono inutili tutte le ricerche per capire chi fosse e quale sorte avesse avuto il dirottatore, il quale probabilmente trascorse il resto dei suoi giorni come un nababbo a godersi i quattrini, e chissà se è ancora vivo. Nel 2016 l’FBI archiviò il caso senza arrivare a nulla.
Mi è tornato in mente, D. B. Cooper, in questo periodo in cui sono obbligato a stare a casa, e non posso andare a trovare in galera i miei amici che leggevano Diabolik.