Qualcuno morì. E forse, prima di morire, si rese conto che il prezioso carico che trasportavano era ormai passato in mani nemiche.
Gli ordini erano stati chiari: non soltanto gli undici sacchi di posta erano classificati come “top secret”, ma fra questi ce n’era uno decisamente più piccolo, ma molto più prezioso, tanto da meritarsi la classificazione ulteriore di “altamente confidenziale”. Non doveva assolutamente diventare preda dei tedeschi, e in caso di pericolo, andava gettato in mare.
Ma non fecero in tempo, i marinai americani della Automedon, a gettare il prezioso carico in acqua. Erano stati abbordati con l’inganno dalla nave corsara tedesca Atlantis, e quando si accorsero del trucco, era ormai troppo tardi.
Quando pensiamo ai corsari, ci vengono in mente storie di molti secoli fa, Francis Drake, i galeoni, i forzieri pieni di tesori. Ma i corsari sono sempre esistiti e nella Seconda guerra mondiale la marina tedesca li seppe utilizzare al meglio.
Fra le navi corsare, una delle più famose fu proprio l’Atlantis. Andava in scena utilizzando molte livree diverse, poteva sembrare una nave mercantile, un postale, una nave passeggeri, o chissà quante altre. Pare che fossero addirittura 26 le scenografie utilizzabili.
Nella sua stiva, era contenuto materiale che non avrebbe sfigurato nel miglior teatro del mondo, dalle finte bandiere ai finti fumaioli, fino ai finti costumi per l’equipaggio. L’Atlantis mostrava un un aspetto mansueto, ma poi, carpita la fiducia della nave nemica, voilà, sfoderava i cannoni, le divise, la bandiera di guerra, e colpiva, colpiva duro.
Cosa c’era scritto in quei documenti sottratti? C’era scritto fra l’altro che le forze alleate, nel Pacifico, probabilmente non sarebbero state in grado di opporsi ai giapponesi, in caso questi avessero attaccato pesantemente le basi americane. Da qui, era nata l’idea definitiva di colpire Pearl Harbor con tutte le sue conseguenze.
L’Atlantis andò in scena molte altre volte, in vari mari del mondo. Circa un anno dopo questo episodio, era il novembre del ’41, ebbe luogo la sua ultima rappresentazione. Prese le sembianze di una nave olandese, il Polyphemus. Ma la nave inglese alla quale si stava accostando, fiutò l’inganno, si rese conto della sua falsa identità, e la colpì a cannonate, facendola affondare.
Era sceso definitivamente il sipario sulla nave un po’ teatro e sui suoi marinai un po’ attori.