Ti svegli, pensi che sia una giornata qualsiasi.
Le cronache ti descrivono come un uomo piacente, non molto alto, con i riccioli neri, sempre ben rasato, e timido, dannatamente timido e casto.
Tuo zio ti fa chiamare, vuole parlarti. Sai che è malato da tempo, la gamba ferita sta andando in cancrena, e non ce la fa più a portare avanti il lavoro. Tu sei console, lui è imperatore, e da oggi – ti dice – lo sarai anche tu. Forse non cambia molto, è già da un po’ che ti comporti come tale, ma essere associato come imperatore a chi già lo è, indica che il passaggio definitivo sta per avvenire.
Lei è bella, molto bella, fino a poco tempo prima lavorava in un prostibolo, e te piace da matti. Hai tutti contro, perché una persona così non è quella più indicata per l’alta società in cui ti muovi, ma a te non interessa nulla, sei rimasto vergine fino a quando non l’hai incontrata, e hai capito che è la donna che fa per te. Nel pomeriggio la sposi.
Oggi è il primo aprile del 527, tu sei Giustiniano, oggi sei diventato imperatore bizantino e lei è Teodora, oggi è diventata tua moglie e questa giornata te la ricorderai per sempre.