“…et poiché ho fatto la fatica di far iscriver, altri non doveranno fuggirla di leggier, e perché non mi voglio sottomettere alli errori o mancamenti che ci possino esser, né al rozo stile, o se una cosa è prima o poi, jo do licenza a ciascun che dichi quello che gli piace perché io non sono di profettion storica, né ha da andar a la stampa…”
E invece ci andò eccome in stampa, il diario del mercante lucchese del Cinquecento Gherardo Burlamacchi, sotto forma di un paio di tesi di laurea, una la mia, giusto oggi, un po’ di anni fa; una della mia amica Maria Luisa Cherubini, che mi aveva preceduto qualche anno prima, sempre presso l’Università degli Studi di Pisa.
La seconda cosa bella della mia vita.